The Jews Of Messina - page 1 of 6

menorah

LA JUDAICA DI MESSINA
   -- Professore Giuseppe Martino

  JEWISH MESSINA
   -- Professor Giuseppe Martino, translator A. Dieli

"Noi lasceremo, e per sempre, queste terre dove siamo nati, dove sono nati i nostri padri, dove la nostra nazione ha inteso meno che altrove il dolore dell'esilio".

  "We are leaving, and forever, this land where we were born, where our fathers were born, where our nation has known to a lesser extent than elsewhere the pain of exile".

Così, secondo W. Galt, si sarebbe lamentato il rabbino Mosè Abbanascia annunciando alla comunità ebraica di Palermo l'editto d'espulsione dell'intera popolazione ebrea di Spagna e dei suoi domini, Sicilia compresa. Il 31 marzo 1492 i cattolicissimi re e regina Ferdinando e Isabella posero fine, con un atto di inaudita violenza e arbitrarietà, alla presenza ebraica che aveva caratterizzato per più di mille anni la popolazione siciliana. Spettò a Don Ferdinando de Acugna, conte di Buendia e vicerè di Sicilia, che in quel periodo risiedeva a Messina, la promulgazione e la successiva applicazione dell'editto, che dava tempo tre mesi alla comunità israelitica per lasciare l'isola, pena la condanna capitale e la perdita dei loro averi. Nel frattempo in linea con la tradizionale rapacità del regio erario, furono messi sotto sequestro tutti i loro beni mobili e immobili; così su iniziativa de Consiglio Generale la Camera Regia e la Camera Reginale incassarono rispettivamente 100.000 e 20.000 fiorini, oltre uno speciale donativo per il vicerè di 5000 fiorini per ottenerne successivamente il dissequestro. (La comunità di Messina dovette versare all'erario 5.500 fiorini). Messina fu il luogo prescelto per concentrare tutte le comunità ebraiche siciliane, in attesa della definitiva partenza dalla Sicilia: una volta pagate le somme stabilite per ciascun gruppo, fu loro intimato di lasciare la località di residenza e di raggiungere Messina. Gli ambasciatori delle comunità siciliane arrivarono a Messina dove costituirono un fondo di emergenza che fu depositato nel banco degli ebrei Muxa e Aron Compagna, per essere usato secondo le eventuali necessità: il fondo fu costituito versando un tarì per ogni casa ebraica. L'inviato della città di Palermo, Pier Antonio Imperatore, assieme allo Stratigò e ai Giurati di Messina chiesero inutilmente al vicerè de Acugna una sospensione del termine dei tre mesi.

  According to W. Galt, this is how rabbi Mosè Abbanascia expressed his lament as he informed the Jewish community of Palermo of the edict of expulsion of the entire Jewish population of Spain and its territories, including Sicily. On March 31, 1492 the Most Catholic king and queen Ferdinand and Isabella brought to an end, with an act of unheard of violence and tyranny, the Jewish presence that for more than a thousand years had characterized the Sicilian population. It was up to Don Ferdinando de Acugna, count of Buendia and Viceroy of Sicily, who during that period was living in Messina, to promulgate and apply the edict, that gave the Israeli community three months to leave the island, under the pain of death and confiscation of all their property. In the meantime, with the usual rapacity of the royal treasury, all their assets, fixed and portable, were sequestered; thereby the General Council of the Royal Chamber and the Regional Chamber acquired 100,000 and 20,000 florins respectively, and a special donation to the viceroy of 5,000 florins to then free the funds. (The community of Messina had to pay 5,500 florins to the treasury). Messina had been preselected as the location where all the Judeo-Sicilian communities would be collected, awaiting their conclusive departure from Sicily: once the sum established for each group, had been paid, they were notified to leave their local residences and collect at Messina. The delegates of the Sicilian communities went to Messina and set up an emergency fund which was deposited in the Jewish bank of Muxa & Aron Compagna to be used as needed: the amount was determined by paying one tari for each Jewish household. Viceroy Acugna was unsuccessfuly requested by Pier Antonio Imperatore the emissary of Palermo, together with the Administrator and the Jurists of Messina to extend the three month deadline.

Al momento dell'espulsione Messina contava 2400 ebrei; precedentemente nel 1453, le famiglie israelite erano 180 (il tre per cento della popolazione complessiva), raccolte nel quartiere del Paraporto, tra il Duomo e il Torrente Portalegni (ancora non deviato dal suo alveo primitivo) che aveva come asse portante la via della Giudecca (successivamente divenuta con vari sventramenti via Cardines), che partiva dalla porta sud della città, conosciuta come Porta di Siniscalco, del Gesù o della Giudecca. Il quartiere si trovava fuori le mura quattrocentesche e fu inglobato solo successivamente dentro le mura nel cinquecento, probabilmente dopo la deviazione del Portalegni nell'alveo artificiale, che corrisponde all'attuale via T. Cannizzaro. All'archivio di Stato di Messina è conservata, tra le carte delle corporazioni religiose soppresse, una pergamena che documenta l'esistenza nel 1385 di una contrada indicata con il nome di Giudaica.

  At the time of the expulsion Messina had 2400 Jews; previously in 1453 there were 180 Israeli families (three per cent of the total population) collected in the Paraporto district, between the Cathedral and the Torrente Portalegni (still not displaced from its primitve course) that had, like an axis, carried the main road of the Giudecca (which then became after a number of renewal projects the via Cardines), starting at the south gate of the city, known as The Gate of Siniscalco, of Jesus or of the Giudecca. The quarter was located outside the walls during the fourteen hundreds and was only taken within the walls in the fifteen hundreds, probably after the course of the Portalegni was changed, corresponding to via T. Canizzaro. There's a parchment in the State Archives of Messina, among the papers of suppressed religious groups, that documents the existence in 1385 of a section with the name Giudaica.
La più antica notizia documentata con certezza sulla comunità ebraica di Messina risale ai tempi di San Gregorio Magno, Sommo Pontefice, ed è contenuta in una lettera del 594 indirizzata a Cipriano, Diacono e Rettore del patrimonio di San Pietro in Sicilia. A Messina gli ebrei combatterono a fianco dei mussulmani per difendere la città assediata dai normanni nel 1061, ed alcuni di loro vi morirono, come testimonia una lettera di un ebreo tunisino rinvenuta nella Geniza del Cairo, pubblicata dal prof. Goitein. Questo fatto testimonia che la comunità ebraica era, probabilmente, pienamente integrata nella società dei musulmani di Sicilia.

  The oldest information documenting the existence of a Jewish community in Messina with certainty traces back to the times of Saint Gregory the Great, Supreme Pontiff, and is contained in a letter of 594 addressed to one Cipriano, Deacon and Rector of the Patrimony of St Peter in Sicily. The Jews of Messina fought at the side of the Moslems to defend the city against the attack of the Normans in 1061, some of whom died, according to a letter published by professor Goitein that was written by a Tunisian Jew who returned to the Geniza of Cairo. This fact testifies that the Jewish community was probably fully integrated into the society of Arab Sicily.
Successivamente, in epoca normanna (1129), il re Ruggero dispone in un editto che ebrei e cristiani di Messina potessero accedere alle cariche pubbliche purchè non avessero "parlato malamente della patria ". Ruggero, sfruttando le divisioni tra i musulmani, stabilì di gettare una testa di ponte nel Nord Africa per trarne vantaggi dal punto di vista economico e strategico; così dopo aver conquistato Jerba, successivamente nel 1148, si impadronì di Mahdia, di Susa e di Sfax in Ifriqija (l'attuale Tunisia). E originario di Mahdia è Abraham Ben Yijù, mercante ebreo che si trasferisce in India, a Mengalore, per i suoi commerci; due suoi fratelli vengono deportati dopo la invasione normanna in Sicilia, come la maggior parte di quella popolazione ebrea. Mubaschir venne a Messina, Yusuf con la moglie e i figli Surur, Shamwal e Moshe a Mazzara del Vallo. Ora noi sappiamo queste notizie della famiglia di Ben Yijù, grazie alle carte ritrovate nella sinagoga di Ben Ezra, a Fustat (il Cairo) in Egitto e studiate dal prof. Goiten. Tra la comunità ebraica di Fustat vigeva l'usanza di conservare tutti i documenti scritti in cui fosse presente in qualsiasi forma il nome di Dio; così per oltre otto secoli all'interno della sinagoga in delle stanze conosciute con il nome di Geniza furono conservati documenti di ogni tipo. Tra di loro sono state trovate varie lettere di Ben Yijù, scritte ai fratelli in Sicilia. Come quella arrivata a Messina nel 1149 per mano di Suliman ibn Satrun al fratello Mubaschir. E una seconda indirizzata al fratello Yusuf in cui propone il matrimonio tra la propria figlia e il nipote Surur. Il viaggio per l'Egitto di Surur, accompagnato dal fratello Moshe, inizia con una prima tappa da Mazara a Messina della durata di nove giorni; il percorso fu compiuto in barca, in cambio di 3\8 di dinaro come tariffa pattuita, fino alla lanterna del faro del porto di Messina. Qui i due fratelli incontrano lo zio Mubaschir (1154).

  During the Norman epoch (1129) King Roger issued an edict that permitted the Jews and Christians of Messina to carry on public commerce because they had not "spoken poorly of the homeland". Roger, taking advantage of the internal divisions among the Moslems, decided to open a bridgehead in North Africa to gain economic and strategic advantage; thus after having conquered Jerba, he then in 1148, took control of Mahdia, Susa and Sfax in Ifriqija (presently Tunisia). And originally from Mahdia was Abraham Ben Yijù, a Jewish merchant who had moved to Mengalore, India for his business; two of his brothers were deported after the Norman invasion of Sicily, as was the greater part of the Jewish population. Mubaschir comes to Messina, Yusuf, with his wife and children Surur, Shamwal and Moshe come to Mazzara del Valla. We now know this information about the family of Ben Yijù, thanks to the papers that were found in the Ben Ezra synagogue at Fustat (Cairo) in Egypt and examined by Professor Goiten. It was the practice, within the Jewish community of Fustat to preserve any document that contained the name of God, in whatever form, and as a result, for almost eight centuries, documents of every type were preserved in the synagogue in some interior rooms called Geniza. Various letters written by Ben Yijù to his brothers in Sicily were some of the documents that were found among them. Like the one that arrived at Messina in 1149, delivered by hand by Suliman ibn Satrun to brother Mubaschir. And a second one addressed to brother Yusuf in which a marriage is proposed between his own daughter and his nephew Surur. Sursur's trip to Egypt, accompanied by brother Moshe, began with the first leg of nine days from Mazara to the lighthouse of the port of Messina; completed by boat at an agreed cost of 3/8ths of their money. They were met by their uncle Mubaschir (1154).
Della comunità di Messina parla anche Beniamino di Tudela, ebreo spagnolo, che al tempo di Guglielmo II (1171 )ne valuta la consistenza nel numero di 200 famiglie. Al ritorno dal suo viaggio in oriente così scrisse della città e della sua comunità ebraica: "...a Messina , che è l'inizio della Sicilia...abitano circa duecento (famiglie di) ebrei. E' una terra piena di ogni bene, con giardini e piantagioni. Qui si riunisce la maggioranza dei pellegrini per imbarcarsi per Gerusalemme, perchè è il miglior luogo d'imbarco."

  Benjamin of Tudela, a Spanish Jew, also speaks of the community of Messina at the time of William II (1171) which then consisted of 200 families. On his return from a trip to the Orient, this is what he wrote about the Jewish community: "...at Messina, which is the beginning of Sicily... there are about two hundred (families of) Jews. It is a land full of every good thing with gardens and plantations. This is where the majority of pilgims meet to embark to Jerusalem, because it's the best point of embarcation."


Go to... Next page
or to... Top of Page
or to... The Jews in Sicily

This page is maintained by Art Dieli.
Last updated 10/11/05