The Jews Of Messina - page 3 of 6

menorah

Di contro, pagavano come tutte le altre comunità i tributi della gizia e dell'agostale, prestavano il servizio personale alla regia camera, fornivano in esclusiva lo stendardo per la galea del comandante della flotta reale. A questi contributi ordinari, spesso, se ne aggiungevano di "straordinari" per la riconferma di vecchi privilegi e la concessione di nuovi o in remissione di più o meno inventate infrazioni commesse dalla comunità. Per questo ultimo motivo nel 1408 essa dovette versare 50 once al regale assolvitore, a cui si aggiunsero le 90 once versate nel 1437 per sostenere la guerra contro il regno di Napoli e 200 once al tempo di re Giovanni nel tentativo di salvarsi da un'ondata persecutoria.

  On the other hand, like all the other communities, they paid the gizia (the 10% worship tax) and the agostale by providing personal services to the royal chamber, and furnished the flag for the galley of the commander of the royal fleet. To these ordinary contributions were often added "extraordinary" ones for the confirmation of old privileges and the granting of new ones or remissive payments for infractions committed by the community that were more or less invented. For this last reason they had to pay 50 ounces to the royal absolver in 1408, and an additional 90 ounces in 1437 to support the war against the kingdom of Naples in 1437 and 200 ounces at the time of king Giovanni to avoid a wave of persecution.
Inoltre nella vita quotidiana subivano un vero e proprio "taglieggio" che veniva alimentato da alcuni divieti a cui dovevano sottostare e che potevano evitare solo dietro versamento di somme di danaro. Così, nel 1465 il vicerè Lop. Ximen Durrea esenta Chanchio Sacerdote di Messina e la sua famiglia dall'obbligo di portare la rotella rossa sui vestiti, allora segno distintivo dei Giudei, e il 23 ottobre 1484 il presidente del regno G. de Valguarnera dispensa il messinese Muxa Chaninello dallo stesso obbligo. Il 19 gennaio 1476 i vicerè Guglielmo de Peralta e Guglielmo Priodes concedono a Rosa moglie di Jacob Conti e a due sue figlie, ebree messinesi, di portare il mantello come era di moda allora tra tutte le altre donne. Persino cavalcare una mula con sella e freno era soggetto di "privilegio", accordato dal vicerè d'Acugna a due fratelli ebrei di Messina. La sinagoga, secondo alcune fonti storiche locali, si trovava nel punto in cui successivamente fu costruita la chiesa dei padri di San Filippo Neri .Ne abbiamo una descrizione fatta dal dotto Obadià da Bertinoro, che nel 1487 la visitò e la descrisse sontuosa e del tutto simile a quella di Palermo: " La loro sinagoga ha forma di esedra, aperta di mezzo e chiusa ai quattro lati; all'interno v'è un pozzo d'acque vive". Il rabbi Bertinoro osserva che gli abitanti della Giudecca di Messina vivevano mediamente a un livello abbastanza agiato e scrive che "sono più ricchi degli ebrei di Palermo, e si dedicano tutti all'artigianato, eccezion fatta per alcuni commercianti". Ma il grosso della comunità viveva nella indigenza e nella miseria: "Su centottanta masonate, qual era la popolazione di quella aliama nel 1453, la maggior parte sono povere e miserabili". Obadyah da Bertinoro ci fornisce inoltre una interessante descrizione di un corteo nuziale ebraico. "Trovandomi a Messina fui presente ad una celebrazione di nozze. Recitate le sette benedizioni fanno uscire la sposa e la conducono a cavallo nella piazza della città; la comitiva va dinanzi a lei a piedi; lo sposo in mezzo agli anziani. Ma essa sola va a cavallo, preceduta da ragazzi, da fanciulli, da bambini aventi in mano fiaccole ardenti e gridanti dinanzi, a squarciagola, da farmi credere che la terra si schiantasse per il loro vociare. Così vanno intorno nei crocicchi e in tutti i luoghi di convegno dei Giudei; i Cristiani assistono ancor essi alla festa con piacere e nessuno apre bocca né fa schiamazzo. "

  Moreover in their daily lives they underwent a true and proper exaction abetted by various prohibitions from under which they could only come out by paying sums of money. Thus, in 1465, viceroy Lop. Ximen Durrea exempts Chanchio Sacerdote of Messina and his family of the obbligation of wearing a red wheel on his clothing, the distinctive sign of Jewishness, and on October 23, 1484 the president of the realm, G. de Valguamera dispensed the Messinan Muxa Chaninello from the same obligation. On January 19 1476, viceroy Guglielmo de Peralta and Guglielmo Priodes allowed Rosa, the wife of Jacob Conti and two of his children, Messinan Jews, to forego the wearing of the required mantle. Even riding a mule with a saddle and restraint was subject to a "privilege" granted by viceroy d'Acugna to two Jewish brothers of Messina. According to some local historical records the synagogue was located on a point on which the church of the fathers of San Filippo Neri was then constructed. We have a description by Obadià da Bertinoro, who visited in 1487 and described it as sumptouous and in all very similar to the one in Palermo: "Their synagogue has the form of an Exedra, half open and enclosed on four sides; enclosing a flowing fountain". Rabbi Bertinoro observed that the inhabitants of the Jewish quarter of Messina lived significantly better and writes, "they are richer than the Jews of Palermo and dedicate themselves to the manual trades with the exception of some merchants". But the majority of the community lived in poverty and misery: "There are one hundred eighty households, which was the population of that group in 1453, for the most part poor and wretched." Obadyah da Bertinoro even provided an interesting description of Jewish nuptial procession. Finding myself in Messina I was present at a wedding. Having recited the seven blessings, the bride is conducted on horeback to the city square; the group, on foot, leads the procession; with the groom walking in the midst of the elders. Only the bride is on horseback, preceded by children, young men and women, younger children carrying torches and screaming at the tips of their voices, letting me think that the the land would fear their sound. In that way they went through the crossroads and to all the Jewish areas; Christians participated with pleasure and no one complained or raised a fuss.
Al museo regionale di Messina è conservata una iscrizione in lingua giudeo araba, idioma comunemente parlato e scritto dalle comunità ebraiche di Sicilia, probabilmente collocata all'interno della sinagoga e datata 1450. La scoperta di questo reperto fu dovuta a Gaetano La Corte Cailler nel vecchio monastero di Santa Barbara dopo lo sgombero avvenuto nel luglio del 1901; la lastra era murata in cucina e utilizzata come decorazione di una fontanella e per questo presenta un foro che doveva servire a far passare un tubo dell'acqua. Un recente studio di B. Rocco così traduce il contenuto dell'iscrizione, in precedenza già sunteggiato dal prof. Cecil Roth dell'università di Oxford: "Si presentò in giudizio -e usi a lui misericordia (Dio) nella sede delle anime -Azaria di Minisci, figlio di Salomone di Minisci. Sono state assegnati per la sua anima tre cafisi di olio, da versare ogni anno alla sinagoga di Taormina, con detto vincolo: ecco verserà Mosè Hasdaj tre cafisi di olio per il suddetto Azaria come censo ogni anno, quando (sarà)il periodo per i censi (secondo) l'uso (o il computo) di Mesiano. E se questa scrittura viene rifiutata dalla sinagoga di Taormina, il censo stabilito torni alla sinagoga di Messina. Questo avvenne nel mese di Tishrì dell'anno1450."

  The regional museuum of Messina now houses a tablet with an inscription in Judeo-Arabic, a language commonly spoken and written by the Jewish community of Sicily, that was probably in the interior of the synagogue and dated 1450. The discovery of this item was made by Gaetano La Corte Cailler in the old monastery of Santa Barbara after it was being demolished in July of 1901; the tablet wass affixed to a wall of the kitchen and served as a decoration of small fountain and had an orifice for a water pipe. A recent study by B. Rocco translates the inscription that it contains, previously summarized by professor Cecil Roth of the university of Oxford: "He presented himself for judgement - and may (God) have mercy on his soul - Azaria di Minisci, son of Solomon of Minisci. Three cafisi of oil have been allocated for his soul, to be delivered each year to the synagogue of Taormina, with this encombrance: Mosè Hasdaj will deliver three cafisi of oil each year for the above mentioned Azaria as a census, when it is the time of the census (according to) the use (or the counting) of the Messinan. And if this writ is refused by the synagogue of Taormina, the established count will revert to the synagogue of Messina. This being the month of Tishrì in the year 1450."
In questo testo troviamo che sinagoga vinene indicata sia col termine bet keneset sia con kenisat: la sinagoga di Taormina è indicata prima col termine bet keneset Tabarmin e dopo come kenisat Tabarmin, la sinagoga di Messina è detta solo kenisat Massini.

  In this text we find that synagogue is indicated with the terms bet keneset and kenisat: the synagogue of Taormina id first called the bet keneset Tabarmin and then as kenisat Tabarmin, the synagogue of Messina is called only kenisat Massini.
Fonti ebraiche parlano di più sinagoghe presenti in città, come confermerebbe il Samperi quando parla di una sinagoga, che con il pretesto del succitato episodio del ritrovamento del bambino morto, fu convertita dalla regina Elisabetta in real cappella e dedicata alla Vergine della Candelaia.

  Jewish sources speak of more Synagogues in the city, as Samperi has confirmed when he speaks of a synagogue which was converted by queen Elisabetta to a royal chapel dedicated to the Virgen of Candlemas on the pretext of the above cited episode about the discovery of a dead baby.
La Giudecca di Messina era l'espressione della particolarità municipale della città di Messina; l'ebreo messinese aveva uno status diverso da quello di Palermo, e come tutti gli altri messinesi era rivale dei palermitani, ebrei compresi, e legato ai "privilegi" per cui la città dello Stretto era famosa. La Giudecca di Messina aveva un Comitato per le tasse composto da 9 membri, fatto a immagine e somiglianza di quello analogo dei sudditi cristiani, un Consiglio generale, che era il suo massimo organo rappresentativo, e il Consiglio dei Proti (nome di origine greco-bizantina), che era l'organo esecutivo dell'amministrazione ed era composto da 12 membri. I rabbini messinesi sono gli unici ad essere in contatto con i Gheonim di Babilonia.

  The Jewish Quarter of Messina was an expression of the unique municipality of the city of Messina; the Messinan Jews had a different status than the those of Palermo, and like all other Messinans it was a rival of the Palermitani, including the Jews, and attached to the "privileges" for which the City of the Straits was famous. The Jewish Quarter of Messina had a tax Commission composed of 9 members, made in the image and likeness of its Christian counterpart, a general Council, that was its principal representative body, and a Proto Council (a name of Greco-Byzantine origin), which was its executive administrative body and it was composed of 12 members. The Messinan rabbis were the only ones in contact with the Babylonian Gheonim.
Nell'Archivio di Stato di Messina troviamo atti relativi a compravendite, separazioni di beni tra marito e moglie, procure e società: l'ebreo messinese Salomone Gini ratifica, nel 1462, un contratto di compravendita stipulato dal figlio Guglielmo relativo all'acquisto di alcune case nella contrada della Giudajca. Nel 1417 fu costituita una società "mista" tra mercanti ebrei e cristiani, davanti al notaio T. de Andriolo, per effettuare due viaggi via mare a Venezia e in Sardegna. Gli ebrei si chiamavano Giuseppe Zacco e Gaudio. Un documento del 16 gennaio 1287 ci informa su di una società costituita da un ebreo, Syminto iudeo, e un cristiano, Markisius speciarius de Messana, entrambi messinesi per organizzare un viaggio da Palermo a Genova. Syminto dà a Markisius quaranta libbre di moneta genovese, che devono essere restituite otto giorni dopo l'arrivo della nave "Sanctus Iohannes" di Matteo de Thermis "aput Ianuam seu in quocumque loco ipsa navis divertet presenti viagio non mutato". Questo Syminto iudeo compare in altri atti relativi al commercio della seta, delle uve, dell'orzo e degli schiavi. Un ebreo di Nicosia compra 115 libbre di seta, nel 1417, da un altro ebreo di Messina. Segnaliamo, anche una lettera di cambio, datata 1412, trovata tra gli atti del notaio Giacomo Comito dal prof. Ashtor nel 1979. Un contratto nuziale compilato a Caltabellota e arrivato non si sa come a Messina, fu portato dopo la fallita rivolta antispagnola del 1674-78 a Seviglia e ora si trova alla Fondazione Medina-Celi. Nel fondo del monastero di Santa Maria dell'Alto di Messina, troviamo una pergamena del 27 aprile 1245 in cui Pagana vedova di Iohannis de Monomato dà in gabella una vigna, con annessa casa, a Thomaseo de Bobya per 18 anni per poter pagare dei debiti ereditati dal defunto marito: tra i suoi creditori ci sono Sigtune iudee per 60 tarì e Amergi iudee per 42 tarì.

  In the State Archives of Messina we find sales contracts, division of properties by husband and wife, powers of attorney, and company documents: the Messinan Jew Salomone Gini ratifies, in 1462, a sales contract arranged by his son Guglielmo for the purchase of some houses in the district where the Jewish Quarter is. In 1417 a "mixed" company of Jews and Christians was formed, notarized by T. de Andriolo, for the purpose of making two sea voyages to Venice and Sardinia. The names of the Jews were Giuseppe Zacco and Gaudio. A document dated 16 January 1287 concerns a company composed of a Jew, Syminto iudeo and a Christian, Markisius speciarius de Messana, both Messinans, to organize a voyage from Palermo to Genoa. Syminto gave Markisius forty pounds of Genoan money which he must pay back eight days after the arrival of the ship "Sanctus Johannes" of Matteo de Thermis "aput Ianuam seu in quocumque loco ipsa navis divertet presenti viagio non mutato". This same Syminto iudeo is a party in other contracts dealing with silk, grapes, barley and slaves. A Nicosian Jew buys 115 pounds of silk in 1417 from another Messinan Jew. There is also a bill of exchange dated 1412, found in 1979 among the papers of the notary Giacomo Comito by professor Ashtor. A nuptial agreement executed at Caltabellota, somehow found its way to Messina, it was brought after the failed revolt against the Spanish of 1674-78 in Seville and is now at the Medin-Celi Foundation. In the depths of the monastery of Santa Maria dell'Alto of Messina, we find a parchment dated 27 April 1245 in which Pagana the widow of Iohannis de Monomato, gives a vineyard and attached house to Thomaseo de Bobya for a period of 18 years in payment of a debt inherited from her deceased husband: among his creditors there is Sigtune iudee in the amount of 60 tarì and Amergi iudee in the amount of 42 tarì.


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Last updated 10/11/05