The Sicilian Language (continued)


Origine della lingua siciliana

(unicità di una lingua e di un popolo)
Presentazione

Se dimostriamo che il Siciliano è stata la prima lingua romanza, colleghiamo la sua origine alla dominazione romana della Sicilia, durante il terzo secolo a.C. per un periodo di 800 anni. Se ciò può essere vero storicamente e linguisticamente, chi può dire altrettanto però della lingua parlata dei siciliani indigeni prima della dominazione romana? La Grecia antica aveva già colonizzato la Sicilia cinque secoli prima dei Romani, stabilendo un appiglio a Naxos nel 735 a.C., la prima colonia greca in Sicilia. A quel tempo, Omero, come si legge nel Libro XI dell’Odissea, aveva già chiamato l’isola “Trinacria”, narrando il viaggio di Ulisse dopo la caduta di Troia. Oltre ai Ciclopi, Ulisse incontrò anche dei Siciliani? Chi erano costoro e che lingua parlavano?

Note retrospettive.

Tutti sappiamo, secondo la nostra stessa esperienza, che la lingua della specie umana è acquisita durante la fanciullezza. Il fanciullo impara la lingua sentendola parlare ed associandola al suono. Gradualmente poi impara a ripeterla. Ciò sta a significare che la lingua parlata è il primo strumento di comunicazione linguistica umana [1]. Sappiamo altresì che se non si impara a parlare durante la fanciullezza, non si può mai imparare a farlo dopo [2]. Questo può valere anche per altre caratteristiche della lingua.

La forma scritta di una lingua, di solito, è imparata dopo la forma parlata. E, per di più, la scrittura esprime solo in parte i veri suoni della lingua parlata. Alcune espressioni scritte della lingua non sono collegate al suono della parola, ma solamente al suo significato. Per il Siciliano non è così. L’alfabeto siciliano coincide con il suono siciliano.

Alcune lingue hanno suoni unici che possono essere riprodotti solamente dai nativi. Quando un alfabeto è connesso ai suoni di una lingua, diventa necessario, ogni tanto, innovare il carattere originale per rappresentare l’unicità del suono. Il singolo carattere cirillico rappresentato qui come:bl e chiamato “ierì”, è un esempio di un carattere che fu aggiunto all’alfabeto cirillico per rappresentare uno dei suoni unici della lingua russa.

I nativi stessi, pur parlano la loro lingua ed avendo il loro sistema unico di suoni, hanno difficoltà o impossibilità a produrre alcuni suoni che appartengono ad altre lingue. Sebbene la specie umana abbia lo stesso apparato uditivo e vocale, il suo sviluppo durante la fanciullezza determina la capacità della vita adulta. Fino ad ora la maggior parte dei Siciliani ha imparato i primitivi suoni del siciliano tra le braccia della mamma, continuando poi a farlo dentro la cerchia della famiglia.

L’influenza romana.

Dallo studio dell’origine della lingua siciliana si evince che essa è una lingua romanza e che si sviluppò nel corso degli otto secoli della dominazione romana nell’isola [3]. Lo stesso dicasi, con la differenza di un centinaio d’anni in più o in meno, per l’origine del Portoghese, Spagnolo, Francese, Italiano, Rumeno e di altre lingue.

Oltre alla dominazione dei Romani, la posizione della Sicilia al centro del Mediterraneo, nell’arco di tempo dei 2700 anni trascorsi, favorì la instaurazione di tante altre dominazioni, a cominciare dai Greci nel 735 a.C. e per finire con gli Italiani d’oggi. Così, oltre al vocabolario latino di base, la lingua siciliana contiene parole che sono di origine greca, araba, tedesca, francese e spagnola.

Però la lingua che i Siciliani parlano ancora oggi conserva alcuni caratteri di unicità linguistica e fonetica che non appartengono all’alfabeto scritto né possono essere attribuiti alla lingua dei dominatori dell’isola. Forse quelle caratteristiche sono il residuo non documentabile del linguaggio del popolo indigeno precedente: gli Elimi, i Siculi e i Sicani, i più antichi abitanti. Isolare quelle caratteristiche per confrontarle con quelle simili di altre lingue potrebbe essere una strategia di ricerca fruttuosa.

Il misterioso passato.

I graffiti nella grotta Addaura nel monte Pellegrino a Palermo sono tra le più recenti tracce dell’insediamento umano in Sicilia. Risalgono a circa 7000 anni a.C. I Sicani arrivarono nell’isola attorno al 6000 a.C. e la loro colonia più importante fu Sant’Angelo Muxaro vicino Agrigento. Non sappiamo da dove venissero o che lingua parlassero. Da un lato, Tucidide sostiene che i Sicani siano stati i primi abitanti della Sicilia, ma dall’altro sostiene che essi siano venuti dall’ Iberia e che derivassero il loro nome dal fiume chiamato Sicano.
Tucidide trasse queste convinzioni dalla lettura del IX volune dell’opera di Antioco di Siracusa [4].

Si crede che i Siculi siano arrivati in Sicilia verso il 1400 a.C. Secondo Tucidide, essi arrivarono in Italia attraversando lo stretto di Messina per sfuggire agli Osci. Egli sostiene anche che essi combatterono contro i Sicani, occupando la parte orientale dove si trovava la terra più fertile e confinandoli nella parte di sud-ovest dell’isola. Ignazio Sucato sostiene che la lingua siciliana abbia radici preistoriche e che probabilmente risulti essere la combinazione delle lingue parlate dai Sicani e dai Siculi. Sucato, inoltre, afferma che i Siculi siano arrivati dal Lazio [5] e che palassero una lingua appartenente al sottogruppo italico delle lingue indo-europee.

Si crede che gli Elimi siano arrivati in Sicilia verso il 1200 a.C. Essi fondarono le città di Erice, Entella e Segesta. Lo storico Dionigi d’Alicarnasso racconta che essi furono i discendenti dei Troiani [6]. Virgilio lo conferma nell’Eneide. Tuttavia, dopo la diffusione dell’Ellenismo in Sicilia, gli Elimi scomparvero.

Di questo gruppo, i Fenici furono gli ultimi ad arrivare in Sicilia, attorno al 1000 a.C. Essi stabilirono basi commerciali a Motya (Mozia), Solus (Soluto) e Panormos (Palermo). Sebbene sia noto che avessero rapporti commerciali con tutti gli abitanti della Sicilia, il fatto che si trovassero vicino agli Elimi e ai Sicani fa supporre che esistesse un’affinità linguistica tra di loro. Successivamente, i Fenici incrementarono i loro commerci a Cartagine e in Sicilia, aumentando così la propria presenza fisica, come abitanti. Forse qualche studioso di Arabo potrà meglio far luce su questo periodo preistorico.

Per ora la remota preistoria della Sicilia rimane solo una questione di congettura. Abbiamo ancora tante domande e poche risposte:
- perché i Sicani abitavano nella parte sud occidentale della Sicilia? Forse perché vi sbarcarono volontariamente o perché vi approdarono per salvarsi dall’eruzione del vulcano Etna?
- I Siculi e i Sicani coabitavano in pace o invece i Sicani fuggirono dalla Sicilia orientale, dopo la battaglia contro i Siculi?
- I Sicani arrivarono dall’Iberia o dall’Africa del nord oppure furono abitanti indigeni della Sicilia?

Tucidide sostiene entrambe le tesi. Se Sucato ha ragione dicendo che le loro lingue sono fuse in un’unica lingua, allora essi non potevano essere popoli semiti di lingua araba e perciò provenienti dall’Africa. Sucato, però, non argomenta tale tesi.

Un altro modo per scoprire il passato preistorico attiene alla geografia genetica che suggerisce Luigi Luca Cavalli-Sforza. Egli osserva che un popolo linguisticamente composito conserva solo una delle sue lingue verso cui i geni si concentrano, in rapporto alle loro parentele ancestrali [7]. Cavalli-Sforza ha anche notato una corrispondenza marcata tra l’albero genetico del popolo mondiale e l’albero genetico delle famiglie (Cavalli-Sforza, 144). L’antropologia tradizionale e l’assenza di documenti storici hanno fino ad ora impedito la scoperta dell’origine degli abitanti preistorici della Sicilia. Si spera che un futuro progresso di ricerca in campo genetico possa chiarire il mistero.

L’antico passato

Con la colonizzazione greca di Naxos nel 735 a.C. comincia la storia scritta della Sicilia. A questo punto della storia sappiamo che già esistevano quattro gruppi, i Sicani a sud-ovest, i Siculi ad est, gli Elimi a nord-ovest e i Fenici distribuiti in zone commerciali sulle coste del nord e dell’occidente. Già nel 735 a.C. le zone fenice stavano diventando colonie cartaginesi. Linguisticamente parlando, ci furono quelli che ad occidente parlavano Arabo, i Cartaginesi, quelli che ad oriente parlavano Greco, i Greci, e quelli che parlavano Sicano, o Siculi, o Elimi.

Attorno al 450 a.C. Ducezio, il re dei Siculi combattè contro i Greci e, sconfitto dai Greci Siracusani, fu esiliato a Corinto. Siracusa ottenne il controllo delle colonie greche di Agrigento e Gela nella costa meridionale, Catania e Messina ad oriente e Himera nella costa settentrionale. La linea di controllo di Himera e di Agrigento limitava l’espansione dei Cartaginesi ad occidente e consolidava il controllo della parte orientale della Sicilia.
Forse è ragionevole notare che, parlando di sfera d’influenza dei Cartaginesi o dei Greci, il sistema di trasporto a quei tempi non era avanzato e che ogni città costituiva un mondo a sé e che le città rivaleggiavano l’una contro l’altra.

Dal punto di vista linguistico, un altro fatto curioso è che Ducezio, re dei Siculi esiliato a Corinto, ebbe l’abilità di convincere una forza armata di Corintiani a ritornare con lui in Sicilia e ad occupare la città di Cale Acte, nella costa settentrionale.(Spoto, 267). E’ curioso perché il re siciliano a quanto pare parlava abbastanza bene il Greco. Anche lo storico Erodoto (Libro VI, Erato), menziona il luogo della città di Cale Acte sulla costa nord, prospiciente il mar Tirreno. Diodoro Siculo, storico del I° secolo a.C., la colloca anche lui sulla costa nord, quasi a metà strada tra Messina ed Himera. Cale Acte è identificato sulla carta che accompagna la nota [8]. Questo fatto testimonia per noi l’esistenza di un popolo che durante il V° secolo a.C. era ancora grande.

Conclusione


Sappiamo, per diretta esperienza, che la prima lingua parlata è quella imparata dai nostri genitori. Alcune lingue hanno suoni (fonia, fonemi) unici. La forma scritta della lingua è soltanto un’approsimazione delle vere fonie della lingua. Ma la forma scritta, quando esiste, permette di descrivere la lingua e determinare le varie connessioni. In mancanza dell’archivio scritto della lingua, possiamo dedurre la sua derivazione antecedente, isolando le fonie particolari e facendo un confronto con le stesse fonie che conosciamo.

Come spiegare l’esistenza del Siciliano dopo tante dominazioni di stranieri? Ci sono almeno due possibilità. La prima concerne la ricerca delle fonie, e il loro confronto con il lessico normale. Il risultato potrà essere che la lingua siciliana sia unica oppure che sarà necessario trovare un aggancio ad un antico antenato comune. La seconda riguarda l’utilizzazione delle ricerche del codice genetico linguistico. E’ certo che la Sicilia occupata per così lunghi periodi [9] da ogni potere o dominazione mediterranea forse ha perso la sua identità nativa. Ma il terreno montagnoso e l’esistenza di tanti piccoli e remoti villaggi posti in cima alle colline ci fanno ben sperare che una ricerca esauriente possa essere rivelatrice dell’unicità di una lingua e di un popolo.

Note:
[1] There must be something about the human genetic blueprint that makes us especially capable of language. (Hamer, 232.) (Ci debbe essere qualche cosa nella schema genetica umana che diamo specialmente la capacità linguistica.)

[2] Recent studies indicate that the ability to speak can only be acquired within a particular time frame during childhood. Sometimes referred to as Critical-period imprinting. (Ridley, Nature Via Nurture, 167) (Ricerche fate di recente indicano che la capacità a parlare po essere acquistato solamente durante un periodo particulare della giovinezza.)

[3] Rome was importing grain from Sicily long before the first Punic War and by the time of the outbreak of the war in 264 BC Sicilian had already emerged as a language. (Privitera, 13) (Roma stava importando grano dalla sicilia tant'anni avanti della prima guerra punica e la lingua siciliana era già spuntata prima del'inizio della guerra in 264 a.C.)

[4] Antiochus of Syracuse wrote the first history of Sicily in nine volumes that start with the mythical king of the Sicani named Kokalo and is updated to the year 424 BC. The Sikels, led by Ducetius is defeated in the neighborhood of Palagonia (Naftia) and exiled to Corinth in 446. (Spoto, 47)

[5] La lingua siciliana risalirebbe, nè più nè meno, alla preistoria. ... Instaurarono (i Siculi e i Sicani) un unico sistema di vita, i loro linguaggi si amalgamarono, e per la prevalenza dei Siculi, sorse quella lingua che si poté chiamare "sicula", o, per rifarci alla espressione greca, "siciliota". (Sucato, 11-12) (The Sicilian language traces back to prehistoric times. ... The Sikels and Sicans developed a unique society, their languages combined, and with the Sikels predominating, gave rise to that language that can be called "Sicilian" or in Greek, "Siciliota".)

[6] Dionigi d'Alicarnasso racconta che, secondo la tradizione, gli Elimi, popolazione antichissima della Sicilia occidentale, erano discendenti dei Troiani giunti fin lì al seguito di Enea. (Spoto, 94) (Dionysius of Halicarnassus tells us that, according to tradition, the Elymians, the very ancient population of western Sicily, were descended from the Trojans who came there with Aeneas.)

[7] "Genes of a mixed population occur in proportions corresponding to those of its ancestral parental populations. But a genetically mixed population tends to preserve only one of the two original languages. Sometimes, the language of a mixed population will not change at all; more often, however, we find a few words or, sometimes, sounds borrowed from the other language." (Cavalli-Sforza, 145-6)

[8] For an online article on Ducetius and a map showing the cities of Sicily at that time, go to: LIVIUS.

[9] For a chart that graphically illustrates the many foreign dominations of Sicily go to: Linguistic Influence.



Bibliografia

Cavalli-Sforza, Luigi Luca, Genes Peoples, and Languages, University of California Press, Berkeley, 2000, 228 pp.

Dennis, Carina & Richard Gallagher, editors, The Human Genome, Nature, Cambridge, UK, 2001, 140 pp.

Hamer, Dean, & Peter Copeland, Living With Our Genes, Anchor Books, New York, 1999, 355 pp.

Herodotus, The History of Herodotus, written 440 BC, translated by George Rawlinson

Homerus, Odissea, Rizzoli editore, collana B.U.R, 1961, www.Libromania.it, 1a Edizione Elettronica del 19 Giugno 1997, Libbro 11.

Privitera, Joseph F., Sicilian: The Oldest Romance Language, Legas, Brooklyn, 2004, 90 pp.

Ridley, Matt, Genome: The Autobiography of a Species in 23 Chapters, Perennial, New York, 2000, 344 pp.

Ridley, Matt, Nature Via Nurture: Genes, Experience, & What Makes Us Human, HarperCollinsPublishers, 2003, 326 pp.

Spoto, Salvarore, Sicilia Antica: Usi costumi e personaggi dalla Preistoria alla società greca, nell'isola culla dell civiltà europea, Newton & Compton, Roma, 2002, 352 pp.

Sucato, Ignazio, La Lingua Siciliana: Origine E Storia, Edizione La Via, Palermo, 1975, 127 pp.


Return to... The Language

This page is maintained by Art Dieli.
Last updated 9/11/05